Il Coordinamento Regionale IPASVI in un documento presentato all'assessore alla Salute della Sicilia dott. Baldo Gucciardi intende fermare l'attenzione delle istituzioni politiche sanitarie, regionali e nazionali, sulla gravità delle affermazioni relative al tentativo concreto di governare i fenomeni di criticità presenti in sanità mediante l'ausilio di figure dotate delle competenze più adeguate. - Si legge nel documento che si trascrive integralmnete - È recentissimo il levarsi di voci unilateralmente critiche rispetto al concreto tentativo
di gestire al meglio l'area della emergenza sanitaria mediante la figura dell'infermiere di famiglia: dietro tali voci vi sono certamente posizioni preconcette e di certo poco avvertite, espressione nitida dell'incapacità di guardare al mondo della salute con visione larga e prospettica anziché parziale e ristretta.
Si giunge pertanto ad essere riluttanti rispetto a posizioni che, davvero, non sembrerebbero discutibili: che la nuova figura dell’infermiere di famiglia possa rappresentare un vero argine rispetto al drammatico intasamento dei Pronto Soccorso e che questa figura non possa essere soltanto destinata alla gestione domiciliare delle cronicità. Lo spettro che si nasconderebbe dietro questa apertura, a scanso dei sempre più diffusi esperimenti attuativi concreti, sarebbe l'inadeguatezza di questa figura rispetto a competenze proprie della classe medica: insomma si prefigurerebbe l'ennesima invasione di campo, laddove “sarebbe molto più utile, invece, il far prevalere il buon senso e capire il profondo significato della distinzione dei ruoli, netta e separata anche se si lavora in team”.
E neanche l'area dell'emergenza, come ad esempio il triage di Pronto Soccorso, sarebbe al riparo da tali indebite sovrapposizioni della classe infermieristica: “sicuramente i medici che lavoreranno in diurno nella prossima ri-modulazione dell’assistenza territoriale, svolgerebbero tale percorso meglio di chiunque altro”.
Il Coordinamento si è interrogato sulla maniera migliore di replicare a queste invettive e, ritenendo più che corretta la posizione di alcuni suoi iscritti, ha deciso di rispondere informando coloro che esercitano l'arte della diffidenza in modo radicale.
Riteniamo di fare cosa dovuta facendo nostre le posizioni già pubblicamente assunte dal Presidente del Collegio Provinicale di Ragusa, delle quali non possiamo che limitarci a riprendere le linee argomentative.
L’istituzione dell’infermiere di famiglia va certamente nella direzione dell'assistenza, professionale ed altamente competente, delle cronicità, limitando enormemente l'accesso ai presidi sanitari dell'emergenza e dunque allocando la risposta assistenziale nel luogo, il domicilio, in cui risulta maggiormente gestibile per l'intero sistema sanitario: se questa opzione assistenziale fosse pericolosa ed anarchica non sarebbe dettagliatamente prevista nei quadri dell'istruzione superiore universitaria erogata dai dipartimenti di Medicina e Chirurgia. Ma quel che forse va sottolineato è che gli attuali sistemi sanitari – ed ecco spiegata la diffusione delle realtà in cui la figura in analisi prende piede – non ritengono più che la figura dell'infermiere di famiglia sia un'opzione tra le tante, ma invece ne assodano la sempre maggiore centralità del ruolo, dal momento che la diffusione dell'assistenza domiciliare rappresenta il cardine su cui ruoterà la sostenibilità degli attuali sistemi sanitari.
Identiche ragioni di fondo devono indurci a più cauti giudizi su questioni di confine, quale la gestione dell'area delle emergenze: anche in questo caso prefigurare scenari di incompetenza è veramente fuori luogo se solo si consideri che la letteratura scientifica ha delineato nella sua interezza gli ambiti di pertinenza dell'infermiere triagista, quale professionista in grado, per via della formazione specificamente acquisita, di assegnare precisi codici di priorità di accesso agli ambulatori medici, non beninteso esercitando funzioni diagnostiche (ambito prettamente medico) ma soltanto esercitando, secondo precise formulazioni algoritmiche, l'attività di lettura contestuale e decodifica della sintomatologia al fine di obiettivare lo stato clinico-patologico del paziente.
Nessuna invasione delle competenze mediche funzionali all'esercizio della funzione diagnostica e terapeutica, la quale tuttavia – per forza di cose – ha bisogno di giovarsi di una previa attività di screening delle criticità, senza cui nessun presidio di emergenze, e di conseguenza nessun sistema sanitario, potrebbe funzionare.
A guardare bene i temi in discussione rappresentano una parte preponderante della concretizzazione del diritto alla salute previsto dall'art. 32 della Costituzione ed è per questo che lo scrivente Coordinamento insiste sulla necessità che ogni riflessione al riguardo sia avveduta rispetto alle lacune assistenziali nelle quali le strutture sanitarie si trovano costrette quotidianamente ad operare, al fine di ridurre l’incolpevole acuirsi del rischio clinico ed assistenziale.
Ci permettiamo dunque di sottolineare l'autorevole intervento delle istituzioni di riferimento al fine di sgombrare il campo da incomprensibili pregiudizi e di assumere ogni provvedimento atto a rendere effettiva la tutela del diritto alla salute ed all'assistenza sanitaria dei cittadini.
DISTINTI SALUTI
COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI AGRIGENTO DR. SALVATORE OCCHIPINTI
COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI CALTANISSETTA DR. ROBERTO CAMMARATA
COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI CATANIA DR. CARMELO SPICA
COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI ENNA DR. GIOVANNI DI VENTI
COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI MESSINA DR. SALVATORE FELICIOTTO
COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI PALERMO DR. FRANCO GARGANO
COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI RAGUSA DR. GAETANO MONSU’
COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI SIRACUSA DR. SEBASTIANO ZAPPULLA